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 cavaḍḍuzzu


significato in italiano: cavallo (moneta in rame del Regno di Napoli).
etimologia: da "cavaḍḍu", di cui è diminutivo: sul rovescio della moneta era incisa, infatti, l'immagine di un cavallo gradiente a destra.
note: con l'occlusiva retroflessa sonora e l'affricata alveolare sorda.

Il "cavallo" ed i suoi multipli costituiscono un vasto e diversificato gruppo di monete in rame circolanti nel Regno di Napoli per gran parte della sua storia. Fu coniato per la prima volta nel XV secolo durante il periodo aragonese quando era re Ferdinando I (1472). Inizialmente il suo valore equivaleva ad 1/6 di tornese, ma nel 1498 Federico III lo portò ad 1/12. Questa svalutazione condusse di fatto alla sua scomparsa. Il suo nome, però, fu conservato da altre tipologie di monete, anche se sul loro rovescio non figurava più l'immagine del cavallo. Il fatto che sia stato mantenuto immutato questo nome anche per altre emissioni testimonia il successo che la moneta riscosse presso il popolo. I "cavalli" in gergo popolare erano chiamati "cavalluzzi" ("cavaḍḍuzzi" qui da noi). Il termine, è ovvio, non è più in uso, ma era facilmente comprensibile sino agli anni Cinquanta quando chi scrive ha avuto modo, ancora fanciullo, di apprenderlo ascoltando i "cunti" del proprio papà.



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